In
questa parte della trattazione viene riportata una procedura per
definire l’architettura del velivolo e quindi disegnare il suo
trittico. In questa trattazione si considera una configurazione
tradizionale per il velivolo. Si prende come punto di partenza il peso
massimo al decollo del velivolo, definito nel capitolo precedente.
Passo 1: determinazione superficie alare esposta
del velivolo
Si comincia con la definizione della superficie alare
del velivolo.
Conoscendo
il peso massimo al decollo come punto di partenza, si prende in il
carico alare tipico della tipologia di velivolo che vogliamo progettare.
In merito si fa riferimento alla seguente tabella.
Dagli
anni 2000 si è diffusa la progettazione dei velivoli UAV di dimensioni
contenute, con peso limitato in qualche decine di chilogrammi, anche a
soli 3-4 Kg, con apertura alare anche di un solo metro. Per il carico
alare di tali velivoli occorre riferirsi di conseguenza ai dati della
tradizione aeromodellistica, relativa a tali pesi massimi al decollo,
che riportiamo nella seguente tabella.
In base alla definizione del carico alare, si riesce a
ricavare il valore della superficie alare esposta del velivolo.
Se = Q/(carico alare)
dove
Q = peso massimo al decollo del velivolo
Se = superficie esposta del velivolo = S – (superficie
dell’ala contenuta nella fusoliera) = S – Sf
Sf = superficie dell’ala contenuta nella fusoliera
S = superficie alare del velivolo = Se +Sf
Occorre quindi ricordare che per definizione la
superficie alare S considera anche la parte dell’ala compresa nella
fusoliera.
A
fini cautelativi (soprattutto se si adottano fusoliere larghe) si è
considerato che, utilizzando il carico alare, si ricava dalla sua
definizione la superficie esposta Se e non la superficie alare S.
Questo
perché nella definizione della S si tiene conto della parte dell’ala
contenuta nella fusoliera, per tener conto del fatto che la fusoliera
fornisce un contributo alla portanza totale.
Si
va quindi in questo modo (considerando cioè la Se) a sovradimensionare
il valore della superficie alare S, propriamente detta. Di conseguenza
il carico alare effettivamente applicato sull’ala risulta leggermente
inferiore. Per calcolare Sf, e quindi di conseguenza S, occorre
definire le dimensioni della fusoliera.
Passo2: determinazione dimensioni fusoliera
Per la definizione della lunghezza della fusoliera si
può fare riferimento alla tabella seguente.
La determinazione della lunghezza della fusoliera
viene determinata dalla seguente formula
dove
Wo = peso massimo al decollo
a = coefficiente relativo alla tipologia del velivolo
in progettazione individuabile nella tabella.
c = coefficiente relativo alla tipologia del velivolo
in progettazione individuabile nella tabella.
Al
fine della procedura di calcolo si può ritenere circolare la forma
della sezione della fusoliera (approssimazione che si può bene adattare
anche con sezioni di fusoliera di forma diversa).
Per
determinare la larghezza della fusoliera (quindi il diametro della
sezione circolare) possiamo considerare la seguente relazione.
Df = Lf/Fr
dove
Df = larghezza fusoliera
Lf =lunghezza fusoliera
Fr = fineness ratio
Il valore di Fr deve essere tale da minimizzazione la
resistenza aerodinamica della fusoliera.
Come valori ottimali del fineness ratio Fr si possono
considerare i valori seguenti.
Per velivoli subsonici Fr = 6-8
Per velivoli supersonici Fr = 14
Si riescono così a determinare le dimensioni Lf e Df
della fusoliera.
Passo 3: determinazione superficie alare contenuta
nella fusoliera
Nel caso di una pianta alare rettangolare si ha
Sf = DfxCr
dove
Sf = superficie alare contenuta nella fusoliera
Df =larghezza fusoliera
Cr = corda dell’ala alla radice alare
Nel caso di una pianta alare non rettangolare, si può
considerare
Sf = 2(Cr + Cf) Df/2 = (Cr + Cf)Df
dove
Cf = corda dell’ala nel punto di intersezione con la
fusoliera
Il
valore di Cf si può calcolare disegnando la pianta alare e conoscendo
il rapporto di rastremazione Taper Ratio dell’ala, il quale viene
calcolato nei prossimi paragrafi.
Si può comunque, con buona approssimazione, considerare
Cf = 0.95 Cr
di conseguenza
Sf = (Cr + Cf)Df = (Cr + 0.95Cr)Df = 1.95CrxDf
Passo 4: determinazione superficie alare
Avendo calcolata Sf, è possibile quindi determinare la
superficie alare S
S = Se + Sf
Passo 5: determinazione apertura alare.
Per
la definizione dell’apertura alare si prende in considerazione la
definizione dell’allungamento alare λ. Si fa riferimento alla seguente
tabella che riporta i valori dell’allungamento alare tipici a seconda
della tipologia di velivolo.
La
tabella riportata considera che la superficie alare S comprende anche
le eventuali superfici delle alette canard. Per questo motivo
l’allungamento alare calcolato prende il nome di allungamento alare
equivalente.
Alianti
Si utilizza la seguente relazione
dove
Emax = efficienza massima dell’aliante
Velivoli con propulsione ad elica
Si assume il valore dell’allungamento alare riportato
in tabella a seconda della tipologia del velivolo.
Velivoli con propulsione a getto
Per questi velivoli si ha
dove
Mmax = valore del n° di Mach massimo previsto per il
velivolo
a = coefficiente riportato in tabella, variabile a
seconda della tipologia di velivolo
b = coefficiente riportato in tabella, variabile a
seconda della tipologia di velivolo
Ora possiamo utilizzare la definizione di allungamento
alare per ricavare il valore dell’apertura alare, quindi
Passo 6: determinazione pianta alare.
In merito facciamo riferimento al seguente diagramma.
La tipologia della pianta alare dipende dalle
specifiche richieste al velivolo.
Per
velivoli di addestramento, è conveniente che gli alettoni rimangano
efficienti anche quando il resto dell’ala è già in stallo.
Lo
svantaggio di tale pianta alare consiste nei grandi vortici che si
formano all’estremità alari, i quali aumentano la resistenza
aerodinamica indotta e di conseguenza la resistenza aerodinamica totale.
Quindi,
la pianta alare rettangolare (TaperRatio=1.0) è indicata quando occorre
poter aver il controllo del velivolo fino a stallo avvenuto (velivoli
di addestramento che devono perdonare gli errori degli allievi piloti)
e per i quali è richiesta una velocità modesta.
Per
i velivoli per i quali è richiesta un’alta velocità massima in campo
subsonico, la pianta alare teoricamente più indicata è la pianta alare
ellittica (la sua più famosa adozione si ebbe nel velivolo Supermarine
Spitfire). In questo caso, i vortici alle estremità alari sono
praticamente nulli con quindi resistenza aerodinamica indotta nulla e
di conseguenza riduzione della resistenza aerodinamica totale (fatto
che permette di raggiungere elevate velocità massime di volo). Lo
svantaggio consiste che lo stallo avviene improvvisamente senza
preavviso (senza buffeting) in modo contemporaneo su tutta la
superficie alare; quindi anche gli alettoni entrano in stallo nello
stesso momento in cui entra in stallo il resto dell’ala. Questo non
permette perciò il controllo del velivolo attorno all’asse di rollio in
condizione di stallo; con quindi possibile entrata in vite.
La costruzione di un’ala ellittica presenta difficoltà
non trascurabili.
Nel grafico sopra riportato si nota che un’ala con
rapporto di rastremazione = Taper Ratio = (corda
estremità alare)/(corda radice alare) =0.4
presenta
praticamente le stesse caratteristiche aerodinamiche di un’ala a pianta
ellittica (i vortici alle estremità alari sono molto piccoli).
Di
conseguenza, in campo subsonico, per ottenere alte velocità massime, è
conveniente adottare una pianta alare trapezia con rapporto di
rastremazione pari a 0.4.
Nel
caso in cui si voglia avere un compromesso, ossia permettere il
raggiungimento di elevate velocità di volo e contemporaneamente avere
ancora efficienti gli alettoni, quando il resto dell’ala è in stallo,
il rapporto di rastremazione più indicato è quello con valore 0.5-0.6.
E’ da tenere presente che nella definizione del
rapporto di rastremazione, per corda alla radice si considera lacorda
in mezzeria alla fusoliera.
Se
il velivolo deve operare in campo transonico, occorre aggiungere un
angolo di freccia alla pianta alare, argomento che analizzeremo nel
prossimo paragrafi.
Passo 7: determinazione dell’angolo di freccia
dell’ala del velivolo.
La
scelta dell’angolo di freccia dell’ala del velivolo dipende dalla sua
velocità di volo in crociera, quindi dal numero di Mach.
Per l’individuazione del valore idoneo dell’angolo si
può fare riferimento al seguente diagramma.
Il
diagramma riporta sopra l’asse delle ordinate l’angolo di freccia
riferito al bordo di attacco della pianta alare. Sull’asse delle
ascisse viene riportato il valore del numero di Mach massimo
raggiungibile dal velivolo. Si nota che fino a M=0.3, l’angolo di
freccia può essere nullo. Con M>0.3, conviene cominciare ad adottare
un angolo di freccia.
Quando
si adotta un angolo di freccia, occorre inoltre considerare il limite
che esso può assumere per evitare l’insorgere del rischio di pitch-up
ad alti valori dell’angolo di assetto del velivolo.
In merito si può fare riferimento al seguente
diagramma:
Le
curve riportate sopra il digramma permettono di individuare il valore
massimo dell’angolo di freccia, calcolato con riferimento al linea che
passa al 25% della corda dei profili rispetto il bordo attacco dell’ala
(valore riportato sopra l’asse delle ascisse).
Sopra l’asse delle ordinate viene riportato il valore
dell’allungamento alare dell’ala del velivolo.
Nell’esempio
riportato, sul diagramma si prende in considerazione un velivolo
subsonico con allungamento alare pari a 7. Individuo sopra l’asse delle
ordinate il valore 7 e traccio una linea orizzontale fino ad
intercettare la curva relativa ai velivoli subsonici. Da questo punto
individuato sopra la curva, traccio una linea verticale fino ad
intercettare l’asse delle ascisse. Il valore così individuato è pari a
18°.
Questo
significa che, nell’esempio considerato, il valore massimo dell’angolo
di freccia che si può adottare per un velivolo subsonico con
allungamento alare pari a 7 è pari a 18°.
Per
valori di freccia maggiori di 18°, il nostro velivolo (considerato
nell’esempio) può incorrere nel rischio di pitchup con alti valori
dell’angolo di assetto. Con valori inferiori di 18°, per il nostro
velivolo aumenta viceversa la stabilità attorno all’asse di beccheggio.
Passo 8: determinazione del diedro alare e
posizionamento in altezza dell’ala.
Per la determinazione dell’angolo diedro dell’ala del
velivolo, si può fare riferimento alla seguente tabella.
La scelta dell’angolo diedro è legata al
posizionamento dell’ala in altezza ed all’eventuale angolo di freccia.
Occorre quindi decidere il posizionamento dell’ala
(ala bassa, media o alta) ed il valore dell’angolo diedro.
Riguardo
la scelta del posizionamento in altezza dell’ala, dal punto di vista
aerodinamico si possono fare le seguenti considerazioni.
Ala alta
L’ala alta aumenta la stabilità del velivolo attorno
all’asse di rollio
Fornisce
un effetto aerodinamico simile a quello ottenibile con un angolo diedro
positivo. Per questo motivo, come si vede nella tabella sopra
riportata, l’angolo diedro ottimale per l’ala alta ha valore minore di
quello relativo invece all’ala media e bassa.
Tale
tipologia di posizionamento in altezza è quindi indicata per velivoli
ai quali è richiesta una buona stabilità attorno all’asse di rollio,
per le loro esigenze operative (ad esempio velivoli da trasporto e da
addestramento).
Ala bassa
L’ala
bassa diminuisce la stabilità del velivolo attorno all’asse di rollio,
aumentandone di conseguenza la manovrabilità. E’ quindi indicata per
velivoli per i quali è richiesta buona manegevolezza, come velivoli
acrobatici e militari da combattimento.
Ala media
Dal punto di vista aerodinamico, con questa soluzione,
si ha un compromesso tra i due posizionamenti in altezza visti sopra.
Vi
sono comunque esigenze operative che portano a prediligere un
posizionamento rispetto all’altro, a prescindere dalle considerazioni
aerodinamiche. Un esempio è dato dall’esigenza di portare ingenti
carichi bellici sotto l’ala, che fa prediligere un’ala media o alta
rispetto a quella bassa, aerodinamicamente più idonea per il velivoli
da combattimento. Esempi sono dati da velivolo F-18, dall’Aeritalia AMX
Ghibli, dal Panavia Tornado.
Passo 9: scelta profili alari
Per la scelta dei profili alari, occorre considerare
il punto di progetto del velivolo.
Spesso, il punto di progetto coincide con il volo di
crociera.
Occorre quindi considerare il valore del CL
corrispondente al punto di progetto.
In
prima approssimazione, possiamo considerare che il CLvc del velivolo
completo (che andremo a calcolare in un prossimo capitolo) corrisponde
con il CL del profilo alare.
Tale valore di CL, deve corrispondere a quello che si
deve avere nel punto di progetto che chiamiamo CLp.
Supponendo che il punto di progetto corrisponda con il
volo di crociera, si ha
dove
Q = peso massimo al decollo velivolo
ρ = densità dell’aria alla quota di progetto
V = velocità di volo in crociera
S = superficie alare velivolo
Posso
passare ora in rassegna i vari profili alari e considero quelli che con
incidenza nulla (α=0°) forniscono un valore di CL =CLp
Siccome
in corrispondenza di α=0° abbiamo il tratto rettilineo della curva CL-
α, non è necessario andare a calcolare e prendere in considerazione il
numero di Reynods relativo al punto di progetto (al variare del numero
di Reynolds, i tratti rettilinei delle curve CL- α sono infatti
sovrapposti).
Posso fare riferimento alle seguenti tabelle che
riportano vari profili NACA
Il CLo del profilo alare, corrispondente all’angolo di
incidenza α=0°, lo posso ricavare nel seguente modo:
CLo = (valore prima colonna tabella in valore assoluto)
x ( valore terza colonna tabella) = αo x Clα
dove
αo = valore di α corrispondente a CL nullo
Clα = pendenza del tratto rettilineo della curva CL-α
del profilo alare considerato
Ad esempio, per il profilo 2412 avremo
CloNACA2412 = 2.00x0.105 =
0.21
poichè
αo = -2.00 (devo considerare il valore assoluto)
Clα = 0.105
Dobbiamo quindi scegliere i profili alari per cui si
ha CLo = CLp
A questo punto, si possono scegliere due diverse
filosofie di progetto.
La prima è quella di adottare per tutta l’ala uno
stesso profilo alare.
In
questo caso, per ritardare lo stallo alle estremità alari (e quindi
mantenere efficienti gli alettoni), si ricorrerà al solo svergolamento
alare o ad una corretta tipologia di pianta alare (praticamente la
pianta alare rettangolare o pianta alare valore con elevato rapporto di
rastremazione).
Tale
soluzione può essere quindi ideale per un’ala con pianta rettangolare,
poiché già tale geometria determina il ritardo dello stallo
dell’estremità alare.
La
seconda filosofia è quella di adottare diverse tipologie di profili
alari per l’ala del velivolo, in particolare si sceglie un profilo
alare della radice alare differente da quello dell’estremità alare.
Questa
soluzione è particolarmente indicata per le piante alari nelle quali le
estremità alari entrano in stallo in contemporanea con il resto
dell’ala.
E’
questo il caso delle piante alari trapezie con basso rapporto di
rastremazione Taper Ratio e delle piante alari ellittiche. Anche in
questo caso, è comunque sempre conveniente adottare uno svergolamento
alare per ritardare lo stallo delle estremità alari
Adottando questa seconda filosofia progettuale,
possiamo considerare due casi possibili.
Ala con due profili alari,
Si adotta un profilo per la radice alare ed uno
posizionato alle estremità alari.
In questo caso si devono scegliere due profili, con
sempre CLo prossimo a CLp
Il
profilo all’estremità alare dovrà avere il valore di αCLmax (sesta
colonna delle tabelle sopra riportate) maggiore di quello adottato alla
radice alare.
In questo modo si riesce a ritardare lo stallo alle
estremità alari.
Ala con tre profili alari
Si
adotta lo stesso criterio di scelta adottato nel caso precedente (ala
con due profili) per il profilo alla radice ed all’estremità. La terza
tipologia di profilo viene posizionato in corrispondenza della corda
media aerodinamica (la determinazione della sua posizione verrà
illustrata in un prossimo paragrafo). Mentre il profilo alla radice
alare e quello all’estremità alare possono avere un Clo prossimo al
CLp, il profilo posto sulla corda aerodinamica deve avere un CLo il più
coincidente possibile con il CLp
Ovviamente,
la soluzione con tre differenti tipologie di profili è molto più
raffinata dal punto di vista aerodinamico di quella con due tipologie
di profili. Permette di conseguenza una maggiore probabilità di
rispondenza alle specifiche del punto di progetto del velivolo.
Comporta, come svantaggio, una maggiore difficoltà
costruttiva.
Passo 10) determinazione spessore profili alari
La scelta dello spessore del profilo alare è già in
gran parte determinata dal punto precedente.
Occorre
verificare però che la scelta dello spessore non crei difficoltà nella
resistenza strutturale dell’ala. In altre parole, la snellezza dell’ala
non deve pregiudicare la resistenza agli sforzi alla quale essa è
soggetta, in particolare allo sforzo di flessione.
Per tale verifica si può considerare il rapporto di
sbalzo dell’ala (Cantilever Ratio)
Il valore calcolato deve essere compreso tra 18 e 22,
Per valori maggiori, occorre controventare l’ala,
adottando un montante alare.
In
questo modo, prendendo in considerazione il valore dello spessore
massimo del profilo alla radice alare, si riesce a verificare la
corretta scelta degli spessori dei profili.
Nel
caso di una pianta alare a freccia, per diminuire gli effetti dello
scorrimento dello strato limite verso l'estremità alare (che comporta
l'aumento della resistenza aerodinamica alle estremità alari, che porta
le stesse ad entrare in stallo prima del resto dell'ala) è conveniente seguire tale regola
alle estremità alari adottare dei profili alari dove lo spessore massimo è arretrato verso il bordo di uscita
alla radice alare, adottare dei profili dove lo spessore massimo è spostato verso il bordo d'attacco.
Passo 12: determinazione svergolamento alare
Per
ritardare lo stallo alle estremità alari, oltre alla corretta scelta
dei profili alari, si può adottare uno svergolamento alare. Uno
svergolamento ottimale può essere quello di adottare uno svergolamento
positivo di 1° alla radice alare ed uno svergolamento negativo di 2°
all’estremità alare, come mostrato in figura.
Passo 13: determinazione del posizionamento in
altezza e relativo dei piani di coda
Allo
scopo di evitare che lo stallo dell’ala provochi l’entrata in stallo
dei piani di coda (situazione che spesso viene denominata
“superstallo”) con conseguente impossibilita di ripresa del velivolo
dalla situazione di stallo, occorre un opportuno posizionamento dei
piani di coda rispetto all’ala.
Inoltre,
occorre evitare che lo stallo del piano di coda orizzontale provochi lo
stallo del piano di coda verticale. In particolare, quest’ultima
situazione renderebbe impossibile il recupero del velivolo dalla vite,
con conseguente sicura perdita del velivolo. Di conseguenza, occorre
quindi anche un opportuno posizionamento relativo tra il piano di coda
verticale ed il piano di coda orizzontale. Si può fare riferimento ai
seguenti diagrammi per individuare un posizionamento ottimale dei piani
di coda.
Nel diagramma sopra riportato si ha sopra l’asse delle
ordinate il valore del rapporto
(altezza rispetto corda dell’ala)/(corda media
aerodinamica ala)
mentre sull’asse delle ascisse viene riportato il
rapporto
(braccio)/(corda media aerodinamica)
altezza = distanza verticale tra la corda aerodinamica
del piano di coda orizzontale e la corda media aerodinamica dell’ala
braccio
= distanza tra il 25% della corda media aerodinamica del piano di coda
orizzontale e il 25% della corda media aerodinamica dell’ala.
Il diagramma evidenzia chela
posizione ottimale del piano di coda orizzontale è quella di mettere lo
stesso più in basso del piano dell’ala.
Per i velivoli subsonici, è accettabile anche la zona
posta in prossimità del piano dell’ala.
Il diagramma mostra anche la zona assolutamente da
evitare (zona tratteggiata).
Riguardo
invece il posizionamento relativo del piano di coda orizzontale
rispetto il piano di coda verticale (per consentire l’uscita dalla
vite), si può fare riferimento alla seguente immagine.
Per
garantire il recupero dalla vite, è necessario che almeno 1/3 della
superficie del timone non sia interessata dalla scia provocata dallo
stallo del piano di coda orizzontale. Come mostrato nell’immagine,
l’eventuale scia si sviluppa da 60° di inclinazione rispetto il bordo
di attacco fino ad inclinazione di 30° sul bordo di uscita. Lasoluzione
ottimale sarebbe quella di porre il piano di coda orizzontale dietro il
piano di coda verticale.
La coda a T, ossia con il piano di coda orizzontale posto sopra il
piano di coda verticale, è idonea per il recupero della vite ma può
essere molto pericolosa riguardo a fenomeni di pitchup. Sarebbe quindi
sempre caldamente consigliabile posizionare il piano di coda
orizzontale dietro dietro quello verticale.
L’adozione di pinne ventrali e/o dorsali portano vari
e differenti benefici.
La
pinna dorsale permette di aumentare l’efficienza del timone, quando
agli alti angoli di derapata si creano dei vortici che vanno ad
interessare la superficie del timone. La pinna previene alti angoli di
derapata al velivolo che potrebbero portare in vite il velivolo,
garantendo inoltre una maggiore efficacia del timone nel caso della
vite. L’adozione di una pinna dorsale (che è una superficie aggiuntiva
alla superficie che viene calcolata nel passo successivo) è quindi
sempre consigliabile.
Anche
la pinna ventrale tende ad impedire al velivolo di assumere elevati
angoli di derapata. Inoltre, la sua posizione inferiore impedisce di
essere investita dalla scia vorticosa dello stallo dell’ala, rimanendo
quindi sempre efficiente. Uno dei suoi principali effetti è quello di
impedire l’instabilità laterale del velivolo alle alte velocità.
La pinna ventrale è quindi consigliabile per i
velivoli che raggiungono elevate velocità di volo in regime di crociera
Riguardo
alla distanza dall’ala, conviene allontanare i piani di coda il più
possibile dall’ala, sfruttando tutta la lunghezza della fusoliera,
precedentemente calcolata.
Devono essere quindi sempre collocati al termine della
fusoliera.
In
questo modo, aumentando il braccio delle forze di portanza che si
generano sui piani di coda, si possono diminuire le superfici dei piani
di coda stessi (la portanza, infatti, aumenta all’aumentare della
superficie aerodinamica). Questo permette quindi di adottare piani di
coda più piccoli e di conseguenza più leggeri, e quindi di diminuire il
peso del velivolo.
Passo 14: posizionamento dell’ala rispetto alla
lunghezza della fusoliera
Occorre ora stabilire il posizionamento dell’ala
rispetto alla lunghezza della fusoliera.
Statisticamente si può assumere quanto segue.
Velivoli monomotori con motore frontale:
il punto dell’ala posto al 25% della corda media aerodinamica si trova
al 40% della lunghezza della fusoliera, rispetto al muso del velivolo
Velivoli plurimotori con motori posizionati nell’ala:
il punto dell’ala posto al 25% della corda media aerodinamica si trova
al 45-50% della lunghezza della fusoliera, rispetto al muso del velivolo
Velivoli con motori posizionati sulla coda del
velivolo:
il punto dell’ala posto al 25% della corda media aerodinamica si trova
al 50-55% della lunghezza della fusoliera, rispetto al muso del velivolo
Alianti:il
punto dell’ala posto al 25% della corda media aerodinamica si trova al
35% della lunghezza della fusoliera, rispetto al muso del velivolo
Velivoli con alette canard:
il punto dell’ala posto al 25% della corda media aerodinamica si trova
al 70-50% della lunghezza della fusoliera, rispetto al muso del velivolo
Passo 15: determinazione aree e posizionamento
delle superfici di coda
Una
volta stabilito il posizionamento delle superfici di coda, esaminato
nel punto 13, si può procedere al calcolo delle relative superfici.
Per
la determinazione delle superfici dei piani di coda si può adottare il
metodo di calcolo che prende il nome di metodo dei coefficienti
volumetrici di coda.
Il metodo qui descritto può essere adottato anche nel
caso in cui si abbiano delle superfici canard.
Sw = S = superficie alare
bw = b = apertura alare
Cw = corda media aerodinamica dell’ala
Per la determinazione delle superfici dei piani di
coda si possono utilizzare le seguenti formule:
dove
Svt = superficie del piano di coda verticale.
Sht = superficie del piano di coda orizzontale.
Lvt
= distanza tra il 25% della corda media aerodinamica dell’ala e il 25%
della corda media aerodinamica del piano di coda verticale.
Lht
= distanza tra il 25% della corda media aerodinamica dell’ala e il 25%
della corda media aerodinamica del piano di coda orizzontale.
Cvt = coefficiente volumetrico del piano di coda
verticale
Cht = coefficiente volumetrico del piano di coda
orizzontale
I due coefficienti Cvt e Cht si possono individuare
facendo riferimento alla seguente tabella
In base alla tipologia di velivolo che si progetta, si
individuano i due coefficienti più idonei.
I coefficienti volumetrici riportati nella tabella,
devono eventualmente adottare le seguenti correzioni.
Se il piano di coda orizzontale è completamente mobile
(ossia manca lo stabilizzatore), il Cht deve essere ridotto del 10-15%
Se il piano di coda verticale è completamente mobile
(ossia manca la deriva), il Cvt deve essere ridotto del 10-15%
Nel caso della coda a T, il Cvt ed il Cht devono
essere ridotti del 5%
Nel caso di una coda ad H il Cht deve essere ridotto
del 5%
Nel caso di alette canard, Cht = 0.1
Nei
velivoli dotati di un controllo attivo di volo tramite computer, le
superfici calcolate con le formule precedenti possono essere ridotte
del 10%
Per
poter applicare le formule, occorre saper determinare la lunghezza ed
il posizionamento della corda media aerodinamica. A tale scopo possiamo
utilizzare le seguenti formule.
Per
Croot si intende la corda alla radice (dell’ala o del piano di coda
considerato)..
Per Ctip si intende la corda all’estremità (dell’ala o
del piano di coda considerato)
E’ possibile calcolare la lunghezza della corda media
aerodinamica con la seguente formula
dove Tr = Taper Ratio = rapporto di rastremazione =
Ctip /Croot
E’ possibile anche calcolare la distanza Y della CMA
dalla radice dell’ala (ossia da Croot) con la seguente formula.
dove Tr è sempre il rapporto di rastremazione Taper
Ratio.
b = apertura alare
Si hanno quindi tutti i parametri necessari per
utilizzare le superfici dei piani di coda.
Dal punto di vista pratico, occorre procedere nel
seguente modo.
Calcolare la lunghezza della corda media aerodinamica
dell’ala
Determinare il posizionamento della corda media
aerodinamica sull’ala
Posizionare l’ala rispetto alla lunghezza della
fusoliera, secondo i parametri indicati nel passo 14
Individuare il valore di Lvt e Lht, in base alle
indicazioni riportate nelle ultime righe indicate nel passo 13
Individuare
nella tabella sopra riportata i coefficienti volumetrici di coda per il
piano verticale ed orizzontale, in base alla tipologia di velivolo che
si sta progettando.
Applicare le formule che permettono di calcolare il
valore delle superfici dei piani di coda
Passo
16: determinazione della geometria dei piani di coda
Una
volta determinati i valori che devono avere le superfici dei piani di
coda, possiamo stabilire la loro geometria. A tale scopo possiamo fare
riferimento alla seguente tabella.
In
base alla tipologia del velivolo individuiamo il valore
dell’allungamento alare (aspect ratio) e del rapporto di rastremazione
(taper ratio) più idonei per i piani di coda del velivolo in
progettazione.
Riguardo l’angolo di freccia dei piani di coda, si
devono tenere presente le seguenti indicazioni.
Piano di coda orizzontale:
l’angolo di freccia riferito al bordo di attacco deve essere di 5°
maggiore di quello adottato per l’ala (anche nell’ala l’angolo di
freccia deve essere riferito al bordo di attacco).
Piano di coda verticale:
per i velivoli subsonici si assume un angolo di freccia pari a 20°,
riferito al 25% della corda rispetto il bordo di attacco. Per i
velivoli transonici e supersonici tale valore è compreso tra 35° e 55°
(il valore maggiore rispetto ai valori dei velivoli subsonici è dovuto
al fatto che si vuole ritardare il raggiungimento del Mach critico
inferiore sul piano di coda, e quindi ritardare la formazione delle
onde d’urto).
Passo
17: determinazione della linea di cerniera dell’equilibratore e del
timone
Dopo
aver determinato le superfici e la geometria dei piani di coda, è
possibile determinare la suddivisione tra la parte fissa e la parte
mobile degli stessi, ossia stabilire la linea di cerniera.
A tale scopo si può fare riferimento alla seguente
tabella.
Dove con GA si indicano i velivoli dell’aviazione
generale.
Ce = corda dell’equilibratore
Cr = corda del timone
C
= corda dell’intera superficie di coda (stabilizzatore + equilibratore
per la coda orizzontale, deriva + timone per la coda verticale).
Dal punto di vista pratico si può procedere nel
seguente modo.
Si
determina la Ce della corda all’estremità del piano di coda orizzontale
(e quindi in questo caso la C corrisponde con la corda dell’estremità
del piano di coda orizzontale)
Si determina la Ce della corda alla radice del piano
di corda orizzontale
Con
una linea si congiunge il punto individuato in 1 con il punto
individuato in 2, tracciando in questo modo la linea di cerniera.
In modo analogo si procede anche con il piano di coda
verticale, considerando Cr al posto di Ce.
Passo 18: determinazione superficie e linea di
cerniera degli alettoni.
Per la determinazione della superficie e della linea
di cerniera degli alettoni si può fare riferimento al seguente
diagramma.
Sopra
l’asse delle ascisse è riportato il rapporto tra il valore della corda
dell’alettone ed il valore della corda del profilo alare.
Sull’asse
delle ordinate viene invece riportato il rapporto tra il valore
dell’apertura totale dell’alettone (ossia lunghezza dell’alettone
sinistro + lunghezza dell’alettone destro) ed il rapporto dell’apertura
alare.
Dal
punto di vista pratico si procede con il decidere a priori il rapporto
tra la corda dell’alettone e la corda del profilo alare corrispondente.
Tale rapporto fa riferimento alla sezione di mezzeria dell’alettone.
Nell’esempio riportato in figura si è considerato per tale rapporto un
valore pari a 0.20. Individuo sopra l’asse delle ascisse tale valore e
salgo poi in verticale fino ad entrare nella parte tratteggiata del
diagramma (che rappresenta le linee di cerniera degli alettoni
storicamente adottate). Dal punto individuato nella zona tratteggiata,
traccio una linea orizzontale fino ad intercettare l’asse delle
ordinate del diagramma. Individuo in questo modo il corrispondente
valore del rapporto (apertura totale alettoni)/(apertura alare). Nel
caso dell’esempio in figura, tale rapporto è pari a 0.43. Conoscendo
l’apertura alare b del velivolo è quindi possibile ricavare di
conseguenza l’apertura totale degli alettoni. Dividendo per due
l’apertura totale degli alettoni, otteniamo il valore della lunghezza
del singolo alettone.
È quindi possibile calcolare la superficie degli
alettoni.
Considerando l’esempio precedente in cui il rapporto
tra corda alettone e corda del profilo alare era stato posto a 0.20, si
ha
Salettoni = balettoni/2x(0.20Cea
+ 0.20Cra)
dove
Salettoni = superficie totale degli alettoni (per
avere la superficie del singolo alettone occorrerà poi dividere per
due).
balettoni = apertura totale degli alettoni (ossia è la
somma delle lunghezze dei due alettoni).
Cea = corda del profilo alare (dell’ala) in
corrispondenza dell’estremità dell’alettone.
Cra = corda del profilo alare (dell’ala) in
corrispondenza della radice dell’alettone.
Ovviamente il posizionamento degli alettoni è tale che
la loro estremità corrisponde con l’estremità dell’ala.
Passo
18: determinazione superficie flaps
Per
quanto riguarda la superficie dei flaps, si cerca di utilizzare tutto
il bordo di uscita lasciato disponibile dagli alettoni.
A
tale lunghezza sottraiamo, in prossimità della fusoliera, il raggio
della carenatura tra ala e fusoliera (utile per diminuire la resistenza
aerodinamica di interferenza tra ala e fusoliera).
Tale
raggio deve essere pari al 10% della corda alla radice alare, valore
che consente la maggiore diminuzione della resistenza aerodinamica di
interferenza ala-fusoliera.
Di conseguenza, la lunghezza del singolo flaps sarà
pari a
bflaps/2 = b/2 – balettoni/2 – 0.10xCroot
dove
bflaps = apertura totale flaps (ossia lunghezza totale
dei due flap)
b = apertura alare
Croot = corda del profilo alare alla radice dell’ala.
Sflaps = superficie totale degli alettoni (per avere
la superficie del singolo flap occorrerà dividere per due).
balettoni = apertura totale degli alettoni (ossia è la
somma delle lunghezze dei due alettoni).
Cef = corda del profilo alare (dell’ala) in
corrispondenza dell’estremità del flap.
Crf = corda del profilo alare (dell’ala) in
corrispondenza della radice del flap
Croot = corda del profilo alare (dell’ala) alla radice
dell’ala
La superficie dei flaps così calcolata è riferita alla
posizione retratta dei flaps stessi.
Con l’estrazione dei flaps, la superficie esposta
degli stessi potrà aumentare, in particolare coi i Fowler flaps.
Passo
19: layout esterno fusoliera
Per la configurazione esterna della fusoliera, si
possono seguire le seguenti indicazioni.
Considerando la vista dall’alto, occorre avere
1.2 ≤ ln/d ≤ 2.5
2.0 ≤ lt/d ≤ 5.0
Considerano invece la vista laterale
occorre
avere
Tail cone angle ≤ 24°
Rotation angle = 14°
10° ≤ Upsweep angle ≤ 15°
Riguardo
invece l’overnose angle, esso dipende dalla tipologia di velivolo.
Nell’immagine seguente si riporta anche l’inclinazione laterale della
parte anteriore della fusoliera (chiamata alpha overside) necessaria
per la visibilità laterale.
Riguardo
lo sviluppo della superficie della fusoliera, ai fini della
minimizzazione della resistenza aerodinamica, è conveniente effettuare
uno sviluppo conico della stessa.
In pratica, occorre porre delle sezioni di passaggio
il cui disegno faccia ricorso a delle coniche o a combinazioni di
coniche.
Utilizzando
programmi di disegno elettronico, come AutoCad, tali sezioni di
passaggio si possono disegnare facendo ricorso alle funzioni B-spline
NURBS insieme all’utilizzo di vertici di controllo, oppure si utilizza
il metodo ADATTA (AutoCad) sempre applicato alla funzione B-spline.
Il
valore di ρ riportato nell’immagine, usato per i vertici di controllo,
definisce la tipologia di di conica utilizzata. Praticamente si ha
quanto segue:
Iperbole con ρ > 0.5
Parabola con ρ = 0.5
Elisse con ρ <0.5
Cerchio con ρ = 0.4142
dove ρ si riferisce ai punti-vertici di controllo ed è
definita come
ρ = DE/DC
con AD = BD
Una
volta disegnate le sezioni di passaggio, la cui forma geometrica tiene
conto delle esigenze operative della fusoliera (ad esempio
l’alloggiamento del carrello di atterraggio), con la funzione Loft dei
software di disegno elettronico si riesce ad ottenere la modellazione
tridimensionale della fusoliera, e di conseguenza le tre viste della
stessa (tramite la procedura di messa in tavola del software di
disegno).
Nel
caso in cui si stia progettando un velivolo supersonico, è conveniente
utilizzare per lo sviluppo della fusoliera, la regola delle aeree
ideata da Whitcomb (le fusoliere sviluppate con tale regola vengono
spesso indicate come “fusoliere con vita di vespa” o “fusoliera a
bottiglia di CocaCola”).
Il
principio di tale filosofia progettuale è quella di assottigliare la
sezione della fusoliera in corrispondenza della presenza dell’ala.
In
questo modo, la successione delle sezioni frontali totali del velivolo
vanno a descrivere un solido affusolato di buona penetrazione nel
fluido aria.
Occorre quindi calcolare la sezione frontale dell’ala
in corrispondenza di ogni sezione di fusoliera.
La
successione delle sezioni frontali totali del velivolo, data dalla
somma della sezione frontale della fusoliera con quella frontale
corrispondente dell’ala nella sezione considerata, deve fornire un fuso
di buona penetrazione
La
regola delle aeree di Withcomb riesce a ridurre del 50% la resistenza
aerodinamica d’onda, dovuta cioè alla formazione delle onde d’urto.
Tale regola porta comunque riduzioni della resistenza
aerodinamica anche in velivoli subsonici.
Per
avere una distribuzione ottimale delle sezioni frontali totali
(fusoliera + ala, quando la fusoliera è interessata dalla presenza
dell’ala) per ottenere un fuso di buona penetrazione, si può riprodurre
l’andamento riportato dal seguente diagramma.
Sopra
l’asse delle ordinate è riporta la superficie della sezione frontale
totale del velivolo, mentre sull’asse delle ascisse è riportata la
posizione (ad esempio in percentuale della lunghezza totale della
fusoliera) della sezione di fusoliera considerata.
Riproducendo
nel nostro velivolo l’andamento rappresentato nel diagramma, si può
ottenere il miglior risultato possibile di riduzione della resistenza
aerodinamica tramite la regola delle aeree.
Passo 20: determinazione del carrello di atterraggio.
La
scelta tra un carrello triciclo ed un carrello biciclo con o senza
ruotino posteriore, dipende dalla tipologia del velivolo e dall’uso
operativo dello stesso. Per entrambi vi sono specifiche indicazioni
progettuali riportate di seguito.
Carrello biciclo
Nel
carrello biciclo propriamente detto (senza quindi ruotino posteriore),
occorre porre attenzione al posizionamento della ruota anteriore
rispetto alla posizione del baricentro. La figura riportata sopra
indica il corretto posizionamento.
Carrello biciclo con ruotino posteriore
L’immagine illustra i principali parametri per il
dimensionamento del carrello,
La distanza minima tra il terreno e l’estremità
inferiore delle pale dell’elica deve essere di 0.23 m
Carrello triciclo.
Con riferimento all’immagine sopra riportata, si deve
avere
10° ≤ Static taildown angle ≤ 15°
Tipback angle > 15°
Nel caso di velivoli imbarcati su portaerei Tipback
angle > 25°
Overturn angle < 63°
Nel caso di velivoli imbarcati su portaerei Overturne
angle > 54°
Strut travel angle = 7°
Nel
caso di velivoli ad elica, l’altezza del carrello deve essere tale che
la distanza minima tra il terreno e l’estremità delle pale deve essere
di 0.18 m.
Le ruote principali devono essere arretrate rispetto
il baricentro del velivolo.
Tale arretramento può essere calcolato nel modo
seguente:
Arretramento ruota = H x tg(Tipback angle)
Riguardo
lo spostamento laterale delle ruote rispetto l’asse fusoliera, vale
quanto detto per il carrello biciclo (ossia si considera un angolo
maggiore di 25°)
Passo 21: determinazione dell'angolo di calettamento
L'angolo
di calettamento è l'angolo compreso tra la direzione della corda media
aerodinamica e la direzione dell'asse i fusoliera. Tipicamente, in
pratica, si assume come angolo di calettamento quello compreso tra la
direzione della corda alla radice alare e il piano del pavimento di
fusoliera.
Il valore tipico dell'angolo di calettamento è di 1° o 2°
Nella
fase di crociera, di conseguenza, la fusoliera fornisce effettivamente
un suo contributo alla portanza aerodinamica del velivolo. Questo
giustifica il perchè, come indicato nel punto 1, la superficie alare S
comprende anche la parte dell'ala contenuta nella fusoliera (ossia si è
considerato il fatto la fusoliera fornisce un suo contributo alla
portanza aerodinamica)
Passo 22: disegno del trittico del velivolo
Si hanno ora tutti i parametri e le dimensioni
necessarie per poter provvedere al disegno del trittico del velivolo.