Le
caratteristiche aerodinamiche dell'ala a freccia
La
pianta alare a freccia è particolarmente indicata per i velivoli ai
quali viene richiesto il volo transonico. Per volo transonico si intende
il volo ad una velocità di transizione tra il campo subsonico (ossia
volo con velocità inferiore alla velocità del suono) ed il campo
supersonico (ossia volo con velocità superiore alla velocità del
suono). In particolare la geometria dell'ala a freccia ritarda il
verificarsi della problematica maggiore relativa al volo transonico.
Tale problematica è l'aumento della resistenza aerodinamica dovuta al
formarsi delle onde d'urto. Questo trae origine dal fatto che l'aria non
è un fluido perfetto, in particolare dal fatto che essa presenta una
certa viscosità. Tale viscosità determina a velocità elevate, a causa
della compressibilità il
formarsi di onde d'urto, ossia di superfici di discontinuità nel fluido
aria attraversando le quali si verifica una brusca variazione delle
caratteristiche fisiche del fluido (si rimanda ad una prossima lezione
dedicata all'aerodinamica alle alte velocità). Il formarsi delle onde
d'urto provoca un brusco aumento della resistenza aerodinamica del
velivolo. Questo determina la diminuzione della velocità massima
ottenibile dal velivolo e la diminuzione dell'autonomia chilometrica ed
oraria. Essendo il volo transonico caratteristico dei velivoli commerciali
per il trasporto passeggeri e merci, ne consegue che la diminuzione
dell'autonomia ottenibile dal velivolo è una conseguenza molto negativa
per la redditività economica dei velivoli commerciali. Da tali
considerazioni nacquero gli studi su come limitare l'aumento della
resistenza aerodinamica in campo transonico. La soluzione di tale
problematica fu l'ala a freccia, sperimentata per la prima volta dagli
aerodinamici tedeschi alla
fine
del secondo conflitto
mondiale sul primo velivolo a reazione Messerschmitt ME 202. La
particolarità dell'ala a freccia consiste nella sua proprietà di
scomporre la velocità del fluido aria in due componenti, una Vn
perpendicolare al bordo di attacco dell'ala ed una Vp parallela al bordo
di attacco (vedi lavagna sopra a destra. Ai fini della resistenza
aerodinamica ha importanza esclusivamente la componente perpendicolare
Vn. Qusta Vn ha un valore inferiore alla velocità di volo V (Vn è una
componente mentre V è la risultante). Supponendo quindi che l'aumento
della resistenza aerodinamica avvenga a 850 km/h, per evitare l'aumento
della resistenza aerodinamica è necessario solo che la Vn sua inferiore
a 850 km/h mentre la V può essere benissimo maggiore. Quindi
l'aeroplano può volare ad una velocità elevata senza subire l'aumento
della resistenza aerodinamica dovuta alla compressibilità dell'aria. La
conmponente Vn è tanto più piccola rispetto a V, tanto maggiore è
l'angolo di freccia A (vedi lavagna). Per questo motivo , nei velivoli
più sofisticati, si utilizza un'ala a freccia variabile. In tali aerei,
all'aumentare della velocità di volo V, le ali tendono a richiudersi
all'indietro, ossia ad aumentare il proprio angolo di freccia. Così
facendo, la componente Vn diventa sempre più piccolae, anche se aumenta
la velocità di volo V, non si ha l'aumento della resistenza
aerodinamica poichè Vn rimane sempre al di sotto del valore limite (ad
es gli 850 Km/h dell'esempio precedente). La soluzione appena vista è
quella relativa all'ala con freccia positiva, ossia con le ali rivolte
all'indietro. Esiste anche la soluzione con l'ala a freccia negativa
(essa sarà oggetto di una prossima lezione). Nel campo degli aerei
ultraleggeri, per il momento non vi sono velivoli che entrano in campo
transonico. Notando però il successo dei Very Light Jet, non è da
escludere che in un prossimo futuro anche per l'aviazione ultraleggera
ed il volo sportivo vds possa essere interessato da ultralights che
volano in campo transonico.
Ing.
Massimiliano Ghielmetti; docente di Aerotecnica
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